Scegliere Makarenko
La richiesta dell’amico Siciliani de Cumis di scrivere la presentazione alla nuova edizione del Poema pedagogico di Anton Semënovič Makarenko non poteva certamente lasciare in differente chi scrive queste pagine. Lavorare con o su Makarenko è un’opera positivamente critica: significa fare come gli acidi che tolgono dai metalli le incrostazioni e le ruggini, per renderceli nella loro vera luce, senza alterare il materiale stesso sul quale si erano formate. Ed è opera utile dato che il Poema pedagogico è uno dei libri più tradotti e letti al mondo, il che rende ancora più notevole quanto svolto dai colleghi romani. Altra nota di merito è che, quanto viene presentato ai lettori, non è opera soltanto accademica, ma ampliata alla collaborazione degli studenti dell’Ateneo romano della Sapienza. Un collettivo che lavora, si confronta, studia e cresce per comprendere ed analizzare quanto scritto da chi ha creato il collettivo come unità minima, non soltanto pedagogica, ma anche educativa ed esistenziale nel senso più alto ed onnicomprensivo del concetto. Fattori di non poco conto nel momento di deriva valoriale e morale che ci troviamo a vivere, vittima della quale è una gioventù sempre più atomizzata e frammentata anche in quei luoghi istituzionalmente deputati alla loro formazione e divenuti solo luoghi di sosta forzata in vista dell’ottenimento del tanto atteso, benché a volte non pienamente meritato, titolo di studio.
Nell’opera, infatti, coesistono una molteplicità di situazioni che è limitante definire e ducative: esse sono solo il “trampolino” (per usare la felice espressione del formalista russo Jurij Nikolaevič Tynyanov), dal quale Makarenko parte per tuffarsi negli arrischiati abissi umani e psicologici di una comunità di ex-delinquenti da restituire alla vita. E la vita è coesistenza, compassione, collaborazione, ogni tanto conflitto. Tale prefisso “co, con” rende forse al meglio l’essenza stessa del Poema, ed echeggia l’ideologia gork’iana che sottende tutta l’opera e che possiamo condensare nella massima «un uomo solo, per quanto grande, è pur sempre solo».
Il Poema infatti, benché additato da molti come uno dei capolavori del realismo socialista, spicca proprio per la sua coralità dove ognuno, meglio, ogni singola personalità, contribuisce alla vita del proprio collettivo. Esiste una reciprocità tra “collettivo” e “singolo” che espunge o perlomeno “smussa” l’imponenza immanente del tutto sull’uno. È giusto quindi definire il Poema un’opera totale, ma non totalizzante o totalitaria nel senso ideologico del termine, come a volte è stato erroneamente presentato anche nella critica italiana più o meno recente.
È da sottolineare, inoltre, che dare nuovamente alle stampe un’opera complessa se non complicata, come il Poema è cosa notevole proprio per la sua indiscussa polifonicità in senso bachtiniano che la rende una imponente iconostasi ortodossa di destini che si incrociano. È anche tale aspetto che rende la lettura del Poema pedagogico mai banale e scontata, come ci si potrebbe immaginare pensando quando e sotto quale regime è stato scritto questo capolavoro della letteratura pedagogica mondiale. L’io narrante del Poema pedagogico è sì il Makarenko scrittore, ma anche il Makarenko eroe dell’opera stessa nel quale si riflettono, come in uno specchio, i sentimenti e le sensibilità altrui, senza che queste ultime perdano mai la loro originalità. Se il Poema pedagogico non rientra a pieno titolo nei canoni del realismo socialista non è neppure un’opera “edificante” (nell’accezione ottocentesca del termine), è il libro del divenire di una comunità vivente la cui straordinaria quotidianità ha trasformato in un unicum che non va pedissequamente ricopiato, ma ripreso nelle sue linee principali, visto che il Poe ma pedagogico non è né un’opera “terapeutica” né, tantomeno, catartica.
In tal senso va anche ridimensionato il significato marxista del lavoro nel Poema pedagogico, su cui, in un articolo pubblicato sulla rivista «Narodnoe Obrazovanie», uno degli scriventi ha sostenuto la provenienza “hegeliana” con le sue implicazioni educative e psicologiche al fine di preparare alla vita nella società. Come sostiene Hegel, il lavoro permette la trasformazione dell’egoismo soggettivo nel soddisfacimento dei bisogni altrui, e così, finché si lavora, si produce e si godono i frutti del proprio lavoro, si opera affinché gli altri possano avere altrettanto. Il lavoro, in Makarenko, diviene quindi un indicatore della moralità del singolo. Il lavoro è una categoria morale e per il proprio contenuto regola i rapporti interpersonali, e si fa base del comportamento della personalità nel collettivo, divenendo «religione laica», come ha genialmente intuito Pietro Braido già negli Anni ‘70, evidenziando tale deviazione di Makarenko dalla dottrina marxista. Parlando in termini più moderni e più concreti, nella psicologia umanistica moderna esiste una posizione secondo la quale lo sviluppo della personalità, la sua «autorealizzazione» è possibile solo nella misura in cui «l’uomo riesce a realizzare il senso che egli trova nel mondo esterno». A questo tema, che poi riproduce quello delle prospettive makarenkiane bisogna prestare una particolare attenzione e suggerisce quanto sia moderno il Poema pedagogico nel suo costante riportare l’uomo al centro del processo pedagogico e mai sottometterlo ad esso. Che è quanto troppo spesso accade nel nostro mondo burocratizzato e disumanizzato producendo un pericoloso shift pedagogico ed umano.
La scelta di pubblicare il Poema pedagogico ha suscitato il plauso dell’Associazione Makerenkiana Internazionale, che vede in tale iniziativa non tanto un revival nostalgico, quanto una proposta operativa di riscoperta, di ricodificazione teorica e pratica delle idee di Anton Semënovič. Per la qualità e la quantità del lavoro svolto dai colleghi italiani, possiamo ritenere che tale versione possa essere posta sullo stesso piano di quella integrale e critica, senza censure, pubblicata sotto la redazione di Götz Hillig e Svetlana Sergeevna Nevskaja, pubblicata a Mosca nel 2003. Scegliere Makarenko come lettura pedagogica in un ambiente “esterno” alla Russia è assai lodevole e pienamente condivisibile, visto che le problematiche educative si fanno sempre più globali e comuni e il futuro delle nuove generazioni è risolto sempre più con categorie economiche, figlie della nostra epoca di pensiero debole. Occorre riprendere il Poema pedagogico dandogli un taglio sincronico, per individuare in esso quelle linee e quei concetti che possano essere adattabili e fattibili per la risoluzione del grave problema dell’abbandono e della trascuratezza nei confronti dell’infanzia e dell’adolescenza. L’Associazione auspica pertanto il più pieno successo dell’importante impresa intrapresa dai colleghi italiani, con l’augurio che nel prossimo futuro si possano organizzare iniziative che tratteggino future prospettive di collaborazione e spazi di confronto nel segno della riqualificazione di un pensiero pedagogico come quello makarenkiano che rappresenta la nostra casa comune.
Mosca, giugno 2009
Tatjana Fëdorovna Korablëva
Presidente Associazione Internazionale Makarenkiana
Emiliano Mettini
Vicepresidente Associazione Internazionale Makarenkiana