Agostino Bagnato
Le strade di Ragusa e della sua splendida marina sono state ornate all’inizio del 2019 da giganteschi tabelloni che annunciavano una rassegna di arte contemporanea, dedicata a Salvatore Provino. Non è una novità che l’arte contemporanea si intersechi con la storia di città e località che parlano da sole per la loro bellezza e il patrimonio culturale che esprimono. Ma è la prima volta che Salvatore Provino presenta il frutto del suo cursus honorum a cinquant’anni dall’inizio della sua attività con una rassegna prestigiosa, curata in ogni particolare, a cui è arriso il meritato successo. Il luogo dell’esposizione costituisce una novità nel contesto della splendida marina di Ragusa, in quanto rappresenta il primo nucleo di un museo di arte contemporanea che si estenderà su un comprensorio molto esteso, comprendendo differenti attività economiche interconnesse con quelle espositive e artistiche.
Salvatore Provino compie questo passo nella sua terra d’origine alla grande, come si conviene a un artista che ha dato e continua a dare il meglio di sé nella ricerca di nuova espressività, attraverso le quattro tappe che il curatore della rassegna ha individuato ed esplicitato. Così, al periodo figurativo degli esordi dove la realtà viene filtrata dall’occhio critico del giovane infiammato di idealità e di aspirazioni esistenziali, segue quello geometrico costruttivista in cui le forme tendono alla conquista dello spazio attraverso la solidità della forme in essere e di quelle idealizzate ed enfatizzate. La svolta della scoperta della geometria non euclidea porta alla creazione più autentica del maestro, attraverso la ricerca dello spazio curvo che si presenta in tutta la sua essenza; poi, è la fase dell’astrattismo puro che nasce dall’intuizione dello spazio continuo e del suo espandersi altre i confini, secondo precisi canoni che potrebbero definirsi di surrealismo astratto, legati alla Teoria della relatività di Albert Einstein.
Nei quattro periodi ci sono salti di lirismo e di concretezza, di durezza e matericità con leggerezza serica, di foglie leggere portate dal vento primaverile o d’autunno. Paul Valéry ha ragione quando sostiene che «Il faut etre léger comme l’oiseau, et non comme la plume», perché la materia che diventa leggera si fa poesia e non svanisce nel vento. Così è la pittura si Salvatore Provino, come mette in evidenza questa bellissima mostra a Ragusa.
Dolore secco cm 100×150 – olio su tela – 2008
Ma in ogni percorso ci sono dei momenti che addensano lo stato d’animo dell’artista che si fa sentimento e quindi forma, dando vita all’apparire, a quella morfosi che è la finalità di ogni essere umano che vuole lasciare il segno del proprio stato d’animo. Soffermandosi qualche istante sull’ultimo periodo, oltre alla reazione civile dell’uomo contemporaneo di fronte alle tragedie del proprio tempo, come la morte di migliaia di esseri umani nel Mediterraneo, c’è l’urlo per l’improvviso manifestarsi dell’inatteso. Si veda Dolore secco, una tela recentissima in cui il maestro perviene ad una sorta di sintesi del male di vivere odierno, simile a quello di tanti periodi della storia dell’umanità. Un inatteso grumo di tragicità nell’essere che si manifesta in un punto al centro della tela, attorno a cui ruotano le emozioni, lo strazio, l’impeto della protesta e le azioni della persona umana o di uno spazio materico colpito da un corpo esterno, da una cataratta inusitata, da un’ulcera appena creatasi che rischia di portare metastasi. E’ la raffigurazione della nostra esistenza, con tutte le infinite variabili che contiene il percorso della specie e dell’universo. Compreso quello che ancora appare nascosto, ma che si sa esistere.
Ombra del giallo cm 150×200 – olio su tela – 2006
Salvatore Provino non ama dilungarsi in argomentazioni filosofiche e speculative, ma il suo pensiero ha da sempre una linearità e una coerenza stupefacenti. Pensiero che si traduce in forme e colori per darsi, per essere in sé. L’artista non intende raccontare niente, perché la pittura è racconto in sé, non ha bisogno di profeti e di demiurghi. E ogni dipinto racconta la sua storia, apparentemente uguale nel suo divenire e svanire, ma sempre differente nella sua essenza. Leggere e rileggere una mostra di Salvatore Provino è sempre più immergersi nella materia cosmica dalla quale nascono le idee che si fanno pensieri attraverso quella morfosi che fornisce molto opportunamente il bel titolo della rassegna.
Sacerdote cm 150×200 – olio su tela – 1971
Agostino Bagnato
Roma, 25 gennaio 2019